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  • Alessio Valentino

Baja California

Aggiornamento: 19 feb



Il mese rimanente di visto negli Stati Uniti è già volato.

Costretti quindi a lasciare il paese e reduci da qualche giorno nella frenesia delle grandi città del Golden State eravamo pronti a passare l'ultima notte in terra statunitense, parcheggiati al porto di San Diego, zona molto rumorosa ma apparentemente “sicura” per avvicinarci più possibile al confine.


Per prepararci alla nostra nuova tappa del nostro viaggio, documentandoci e confrontandoci con altri amici viaggiatori, ci sono stati dati tre consigli fondamentali.


Il primo consiglio è di partire presto, in modo tale che dopo un giorno intero di guida potevamo essere lontani abbastanza dal confine, che a quanto pare non è zona tranquilla.


Il secondo avviso che ci è stato dato per una maggiore sicurezza in queste zone è di non guidare assolutamente di notte. Un'ora prima del tramonto devi saper già dove dormire ed è meglio se sei già parcheggiato per diversi motivi.

Con il buio ci sono molte più probabilità di investire animali selvatici e cani randagi che qui sono molto numerosi lungo la strada, c’è il rischio di danneggiare le sospensioni del proprio mezzo con i topes, dei rallentatori di velocità spigolosi in cemento quasi mai segnalati, che con poca visibilità diventano confondibili con l'asfalto, ma soprattutto si aumenta il rischio di incontrate criminalità.


Il terzo consiglio è di evitare il confine di Tijuana, una delle città con il tasso di delinquenza più alto al mondo.


Prendendo queste parole come consigli salvavita e condizionati dallo stereotipo di un paese che non avevamo mai visitato prima, siamo partiti presto verso il confine di Tecate. La prima frontiera più sicura dopo Tijuana. E dopo aver compilato tutti i documenti alla dogana abbiamo salutato le terre statunitensi in cui non vedo l’ora di tornarci con tempo a sufficienza.

Eravamo finalmente in Messico, nella penisola della Baja California e non restava altro che guidare qualche ora verso Sud per raggiungere la città di Ensenada, dove avremmo incontrato nuovamente i nostri amici Natalia e Gabriele che abbiamo conosciuto in Yukon, in modo da trascorrere le prime notti messicane insieme e approfittare per fare un cambio olio al furgone che lavorando tanto ha bisogno della sua manutenzione regolare.

Il cambio olio è stato fatto per strada, sulla polvere e con soli 7,50€ di manodopera.


Dopo appena 100km a sud di Ensenada, il giorno dopo, il motore inizia a fare un suono asciutto e fermandoci per controllare ho notato che l’asticella per il livello dell’olio motore era completamente asciutta e il tappo gocciava non appena giravo la chiave. Il ragazzo che ci aveva cambiato l’olio, probabilmente non avendo molta esperienza, ci aveva danneggiato il tappo che contiene il filtro facendoci perdere tutto l’olio per strada e obbligandoci a fermarci.

Non c’è niente che sì può fare se nel motore non c’è olio quindi, impossibilitati a metterlo in moto, siamo rimasti fermi nella periferia di un piccolo villaggio qualche minuto prima del tramonto.

Dopo qualche ora spesa in inutili tentativi a riparare il tappo ormai si era fatto buio e non ci eravamo allontanati abbastanza dal confine. Non rispettando cosi, 2 dei 3 consigli fondamentali.

Dei ragazzi con il volto coperto iniziano a girarci intorno con la moto per capire chi fossimo e dopo ormai più di tre ore fermi, Arturo, un ragazzo che lavorava nell'unico posto illuminato a quest'ora, ci ha visti e senza esitare ci ha offerto da bere per poi farci parcheggiare davanti casa sua e farci passare la notte in un posto più sicuro.



Nel cercare di capire come risolvere il problema son passati ormai 3 giorni nei quali abbiamo dormito in questa strada sterrata a San Vicente, un piccolo villaggio che di giorno, alla fine dei conti, era piuttosto tranquillo.

Il quarto giorno il meccanico del paese è venuto ad aiutarci riparando il tappo con una resina speciale e permettendoci finalmente di ripartire.

Lasciata passare quindi anche la quarta notte, che si era ormai avvicinata troppo, la mattina seguente siamo ripartiti verso le tante sperate spiagge paradisiache di questo angolo del pianeta, quando dopo appena 50km nuovamente ci siamo dovuti fermare a causa dell'olio.

La riparazione aveva ceduto di nuovo e ci siamo trovati nuovamente fermi. Se non fosse che neanche due minuti dopo un altro ragazzo si è fermato per darci una mano di sua volontà, accompagnandoci da suo padre che, essendo un meccanico in pensione, avrebbe provato ad aiutarci. Nuovamente la generosità dei locali è incredibile e senza chiedere nulla, Pedro, il ragazzo che ci stava aiutando, ci propone di parcheggiare nel giardino di casa sua. La sua famiglia, il giorno successivo, ci ha accolto in maniera altrettanto genuina portandoci tutto il giorno a raccogliere frutta nelle colline di cactus dietro casa e nel loro orto, regalandoci poi una borsa di frutti esotici che non ho mai visto nei nostri supermercati. Una generosità di un popolo così genuina che ci ha stupido fin dal primo giorno. Lasciandomi anche perplesso dopo che alla fine dei conti è così triste stupirsi per la cosa che dovrebbe essere alla base delle nostre giornate, la gentilezza.


Non avendo maniera di riparare nuovamente il tappo abbiamo deciso di ordinarne uno nuovo dall’Europa, per continuare così senza altri pensieri e permettendoci di osare a raggiungere zone più remote senza la paura di rimanere di nuovo bloccati.

Ci è voluta più una settimana per ricevere il pezzo nuovo ad Emiliano Zapata, paesello in cui ci conoscevano ormai tutti e dopo giorni a esplorare i dintorni e notti insonni preoccupati (forse inutilmente) per la nostra sicurezza, abbiamo sostituito il pezzo e siamo ripartiti verso la prima vera spiaggia messicana in cui abbiamo finalmente parcheggiato il nostro furgone.

L’oceano è azzurro come il cielo, i pellicani danzano tutto il giorno in picchiata per procurarsi il cibo e i delfini cavalcano le onde per cacciare a pochi metri dalla riva, facendoci capire che il viaggio è ripartito con il piede giusto e la Natura non si è fatta aspettare.


Ci è voluto poco infatti per arrivare in uno dei posti più incredibili ed extraterrestri in cui abbiamo dormito in tutti questi 7 mesi. Una Foresta di Cactus nel centro desertico della Baja California. Un giardino botanico con una varietà di specie di Cactus inimmaginabile, l’ambiente forse più ostile che abbia mai visto, spine ovunque, dove non puoi distogliere lo sguardo da terra mentre cammini! Un posto che non augurerei a nessun paracadutista...



L’ululato di un Coyote mi ha svegliato la prima notte, rimanendo poi sveglio grazie a due gufi che molto probabilmente non erano lontani dal furgone. Stufo di provare a chiudere occhio mi son vestito per uscire a cercare il gufo che mi teneva sveglio da più di un ora. Aperta la porta lentamente con l’intento di non far rumore mi sono precipitato fuori con la macchina fotografica per poterlo vedere con la luce della luna piena. È stata una notte indimenticabile interamente insonne in compagnia di ben tre gufi reali che volavano di continuo sopra la mia testa e si posavano sui cactus a qualche decina di metri da me.




Dopo due notti in questa desertica foresta di Cactus abbiamo guidato per diverse ore tra i deserti e i canyon della penisola prima di arrivare alla costa interna del mare di Cortez, un golfo delimitato dalla Baja California e le regioni dell’entroterra messicano, con spiagge bianche coralline e acque cristalline con squali martello, squali balena, megattere, mante e un infinità di altre specie marine.

Da quando abbiamo raggiunto le coste del Pacifico in Alaska il mio sguardo è stato attratto spesso dall’orizzonte, cercando qualche lontano sbuffo.

Ammirare le balene dalla riva non è cosa facile, difficilmente questi cetacei si avvicinano alla costa e per farlo bisogna avere pazienza e occhio attendo a cercare qualsiasi movimento anche a qualche km di distanza. La Baja California fortunatamente è uno dei luoghi migliori per questi avvistamenti e non vedevamo l’ora di vedere quelle enormi code spuntare elegantemente fuori dall’acqua!

Arrivati a sud di La Paz, la capitale, e parcheggiati su una delle tante spiagge sulla costa del Pacifico, era il momento di cercare questi splendidi animali, quando una signora, venuta sulla spiaggia la mattina presto con i suoi dieci cani, si è allontanata per la passeggiata non accorgendosi che uno dei suoi cani più anziani era rimasto indietro, disorientato e spaventato. Purtroppo non c’è stato verso di avvicinarlo nemmeno con del cibo e dell’acqua e, tempo di correre ad avvisare la signora, purtroppo il cane si è allontanato impaurito a cercare la padrona nella direzione opposta. Non serve dire che è una delle situazioni in cui nessuno vorrebbe trovarsi, gli animali domestici sono parte della famiglia e perdere un cane è come perdere un figlio.

Con 30 gradi all’ombra e l’autostrada a poche centinaia di metri dalla spiaggia abbiamo deciso di aiutare subito la signora a cercare “Ira” nei dintorni e dando l’acqua che ci era rimasta in furgone agli altri nove cani.

Dopo una intera giornata di ricerche sotto il sole senza purtroppo i risultati sperati riceviamo una telefonata in lacrime da Artemisia, la proprietaria. Dopo i primi secondi al telefono dove temevamo di ricevere la più brutta delle notizie, capiamo che Ira era stata trovata da una famiglia a quasi 10 km di distanza e per fortuna stava bene! L’indomani, per ringraziarci, la signora ci ha preparato una colazione tipica accogliendoci a casa sua.



Salutiamo Artemisia con un enorme abbraccio e con tutta la cordialità ricevuta nei giorni passati ci siamo resi conto che l’unica maniera per rendere questo mondo un posto migliore è ricambiare gentilezza con altra gentilezza. È gratuito e il sorriso delle persone vale più di ogni moneta.






Siamo ormai a fine dicembre e si sta avvicinando il nostro primo Natale al caldo.

È strano, diverso, manca quel clima natalizio che siamo abituati a sentire a casa nostra, e manca ovviamente casa nostra. É il nostro primo Natale lontano dalla famiglia.

La mattina del 25 siamo in compagnia di Federico, amico fraterno e compagno di tanti viaggi, appena atterrato dall’Italia per venirci a trovare e passare le festività insieme.

Nessuno scambio di regali era previsto, visto che, vedersi dopo tanti mesi era di per se già un regalo enorme.

Colazione seduti sulla spiaggia fuori dal furgone e dopo appena qualche minuto il regalo più grande stava per farcelo la Natura, con due sbuffi lontani che sembrano venire nella nostra direzione.


Nelle settimane precedenti passate sulle spiagge della Baja California del sud erano ormai centinaia le megattere che abbiamo avvistato con il binocolo, le abbiamo viste sbuffare, saltare, e salutarci con la coda ma sempre molto lontane. Anche se distanti qualche km sono momenti che ti scaldano il cuore e non vedevo l’ora di mostrare a Federico queste incredibili creature tanto grandi quanto meravigliose.


I due sbuffi si avvicinano sempre di più e notiamo che, a giudicare dalla dimensione delle schiene dovevano essere una mamma con il cucciolo. Io e Cristina li avevamo visti qualche sera prima passare al tramonto ma non ci immaginavamo il regalo che stavano per farci.

A rompere il silenzio è una enorme coda che sbatte ripetutamente sulla superficie a meno di cento metri da noi, il cucciolo inizia a saltare fuori dall’acqua e lo spettacolo dura quasi mezz’ora, quasi come se sapessero che eravamo di fronte a loro, come se sapessero che era la mattina di Natale.



Un abbraccio,

Ale e Cri




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