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Alaska Highway

Alessio Valentino

Negli ultimi giorni, dopo aver lasciato le Rockie Mountain, abbiamo guidato verso nord proseguendo con il nostro itinerario. Il fumo continua a persistere, andare verso Nord sembra l’unica soluzione per togliersi dal vento e raggiungere l’aria pulita anche se comporta passare molto vicino ad uno dei grandi incendi scoppiati nelle foreste della British Columbia.

Abbiamo raggiunto così Dawson Creek che non ha nulla a che vedere con la serie televisiva ma è a suo modo importante perché segna l’inizio della Alaska highway, la strada che da qui, con i suoi 2200km, ci porterà, come si può dedurre dal nome, in direzione Alaska.


La si può immaginare come una strada apparentemente dritta e solitaria ricavata in una foresta infinita in cui guardando in ogni direzione si vedono solamente alberi, alberi e altri alberi a perdita d’occhio.


Lungo la strada siamo entrati in punta di piedi in una antica foresta pluviale con esemplari di cedro di oltre 1000anni. Un fascino unico, solo al pensiero di quante cose abbiano visto questi alberi passarsi davanti alle loro radici. Una bellezza così longeva che purtroppo è messa a rischio dall’uomo in appena qualche decennio.



Questi giorni di spostamenti abbiamo deciso di trascorrerli con più tranquillità possibile guidando qualche ora la mattina e fermandoci dopo pranzo per metabolizzare il nostro percorso fino ad oggi e goderci i silenzi di questi luoghi così lontani dalla civiltà e senza alcuna connessione internet.




E dopo quasi una settimana siamo finalmente arrivati in una delle terre più desolate del pianeta, lo Yukon.

Basta pensare che la superficie di questa regione è paragonabile a quella della Svezia o della Spagna, la sua popolazione sfiora i 40.000 abitanti concentrati quasi tutti nel capoluogo Whitehorse,mentre se contiamo solamente le Alci arriviamo a circa 70.000 esemplari, quasi il doppio degli umani.

Dalla taiga, alle montagne e i ghiacciai del sud alla desolata tundra del Nord dove siamo diretti nelle prossime settimane.



Sorvolando una zona palustre nel sud di questa affascinante regione mi sono soffermato a fotografare questo stagno a forma di cuore. Un punto di vista nuovo per me quello aereo che mostra le cose e le loro forme in una maniera che un occhio umano non vedrebbe. Solo dopo al computer mi sono accorto che quel puntino al suo interno era una femmina di alce che si nutriva delle alghe e beveva indisturbata nel silenzio di quei luoghi così puri e incontaminati.


Quante cose non vediamo che sono sotto i nostri occhi quotidianamente?



Il sole cala lentamente, le giornate in questo periodo dell’anno normalmente iniziano ad accorciarsi ma salendo verso nord guidiamo contro il tempo e le giornate sembrano non finire più. Tramonta alle 23 e la luce non ci abbandona nemmeno nelle ore più buie, non vediamo le stelle ormai da qualche giorno.

Ora ci tocca chiudere le tendine di ogni finestra nel furgone o non riusciremo ad addormentarci, domani abbiamo un aereo charter che ci aspetta per sorvolare le lingue del ghiacciaio Kluane, sarà un'esperienza unica e non possiamo arrivare stanchi!


Un abbraccio Ale e Cri

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